Siamo in Piazza Lucio Valerio Pudente, apparentemente il baricentro della città antica. Dietro di noi il duomo di San Giuseppe, a destra e a sinistra case dall’aspetto neoclassico e altre che sembrano più ancora più antiche. Di fronte a noi il bel corso pedonale che, risalendo un leggerissimo pendio verso le colline, conduce a Piazza Diomede e termina sul fianco di Palazzo Palmieri.
Anche se può sembrare strano, la piazza si trova in una zona al di fuori del “Guasto d’Aymone” fondato sulla Histonium Romana ed è anche esterna al nucleo altomedievale sorto attorno all’attuale chiesa di Santa Maria e denominato Castel Gisone. Sarebbe stata l’unione dei due nuclei abitativi, sancita nel XIII secolo con la costruzione delle mura angioine a inglobare questa zona e a farla diventare centrale nel nuovo impianto cittadino. Guarda ora alla tua sinistra, verso Nord. Noterai una curiosa palazzina rosa con bifore e trifore di gusto veneziano.
Realizzata negli anni ’30 dall’ex sindaco di Vasto, don Florindo Ritucci Chinni, è un omaggio al passato mercantile della città che ha sempre avuto rapporti commerciali importanti con la Repubblica Veneta, anche senza esserne mai stata parte. Entra adesso nel corso che congiunge Piazza Pudente con Piazza Diomede sul fianco del Castello. Anche qui siamo una zona medievale, ma completamente trasformata poco più di un secolo fa. Negli anni fra il 1910-1912 il Corso fu allargato e molti edifici vennero ricostruiti. Guarda ancora a sinistra. Il palazzo all’angolo con via Bebbia si chiama Palazzo Mattioli ed è oggi proprietà del Comune e sede di esposizioni. Si presenta su entrambe le facciate con un piano terra a bugnato semplice e, ai piani superiori, con quattro lesene e fra di esse, tre balconi o finestre. Nel 1895 vi nacque Raffaele Mattioli, che sarebbe poi diventato il più importante banchiere italiano del Novecento, presidente della Comit e fondatore di Mediobanca. Di fronte, all’angolo con vicolo Raffaello, Palazzo Fanghella ha un aspetto simile, sempre con tre piani e tre ordini per facciata, ma presenta solo finestre al primo piano e balconi al secondo.
Continua lungo il corso e fermati all’incrocio con l’unica strada che lo interseca che alla tua sinistra è via Santa Maria e alla tua destra, invece, prende il nome di via Marchesani. La vasto medievale finiva qui e in questo punto probabilmente si trovava una porta “di terra”. Dopo la conquista della città, Giacomo Caldora decise di erigere nuove mura che inglobassero i sobborghi cresciuti al di fuori esse. Eresse un possente castello come baluardo al centro delle mura di terra e lo spazio tra le mura precedenti e il castello divenne il centro principale dei commerci cittadini, ma anche il luogo della gogna e delle pubbliche esecuzioni. Ora portati nel punto più alto della piazza, in direzione sud-ovest, fino al confine con Piazza Rossetti. Sei arrivato nel punto in cui si apriva una delle quattro porte della città in epoca moderna, la porta di Castello. Voltati indietro e osserva la prospettiva che abbraccia ora la cattedrale di San Giuseppe e, sullo sfondo, il cinquecentesco Palazzo d’Avalos. Alla tua destra la piazza Rossetti, ricavata dall’anfiteatro Romano. Alla tua destra uno dei due bastioni superstiti del castello Caldoresco. Duemila anni di storia racchiusi in pochi metri, ma una prospettiva urbana che nasce in epoca contemporanea con i lavori di sistemazione del corso di inizio Novecento e termina con gli interventi sulla chiesta di San Giuseppe nel periodo fascista.